U Sartu Spettu |
Il Tessitore Intelligente |
C’era na vota nu Re, ca stava assittatu ndo tronu, p’ascutari i lamenti ro pupulu; si stava pi susiri pi gghiri fora, quannu u signuri Ciambellannu, trasennu, c’addumannau su puteva avviriri nchistianu mannatu dall’imperaturi ca tutti timevunu. U Re, ca si spagnava macari iddu, u fici tràsiri di corsa, pi spiarici chi vulissi. |
C’era una volta, un re seduto al suo trono, che ascoltava le lamentele del suo popolo. Il re stava per alzarsi e andare nei suoi giardini, quando si udì un improvviso trambusto dall’esterno, e il signore Chamberlain entrò chiedendo a se sua maestà se avrebbe gentilmente ricevuto l’inviato di un potente imperatore che viveva a est, temuto dai sovrani vicini. Il re, che lo temeva tanto quanto gli altri, ordinò che l’inviato venisse subito ammesso e che fosse preparato un banchetto in suo onore. Poi si sistemò di nuovo sul trono, chiedendosi cosa avesse da dire l’inviato. |
U chistianu nun dissi nenti. Ma pigghiàu nvastùni e addisignàu ncecchiu attornu a lu Re, poi s’assittau e nun desi chiu cuntu a nuddu. |
L’inviato non ha detto nulla. Si avvicinò al trono del re, si chinò e quindi usò la sua verga per tracciare un cerchio nero attorno al trono. Quindi si sedette su un sedile vicino e non considerò più nessuno. |
Tutti pari nun sapevunu chi fari davanti a stu chistianu e capènu ca nun vulèva riri nenti. U Re convocàu tutti i ministri pi chiariri a questioni, ma nuddu ci capì cosa…U Re allura, rissi a tutti pari ca su n’arrisuvvevunu a questioni ammazzava a tutti pari! |
Il re e i suoi cortigiani erano sconcertati e infuriati per questo strano comportamento, ma l’inviato se ne stava calmo e immobile come una statua, e presto divenne chiaro che non avrebbero ottenuto alcuna spiegazione da lui. I ministri furono frettolosamente convocati al consiglio, ma nessuno di loro poté far luce sull’enigma dell’inviato. Questo fece arrabbiare il re più che mai e disse loro che se non avessero trovato qualcuno che potesse interpretare l’azione prima del tramonto, li avrebbe impiccati tutti. |
I ministri, tutti scantati, accumincianu a furiari pi tutta a città spiannu a tutti pari su avevunu caputu quacchi cosa, ma nuddu sapeva rìrici cosa… Uno re ministri però, attruvàu na casa nda campagna, Unni ci stava nsartu ca era troppu spettu. |
Il re era, come sapevano i ministri, un uomo di parola; e hanno rapidamente mappato la città in distretti, in modo che la potessero visitare casa per casa, e interrogare gli occupanti su come potessero interpretare l’azione dell’inviato. La maggior parte dei ministri non ha niente, a parte uno sguardo perplesso; ma, fortunatamente, uno di loro è stato più attento degli altri e ha notato un cottage con pali di legno ed uno spaventapasseri che si muoveva senza vento. Spaventato, ma incuriosito, il ministro scese le scale e si trovò in una grande officina in cui era seduto un tessitore al suo telaio. Ma il tessitore non faceva altro che guidare i suoi fili, perché le macchine che aveva inventato per mettere in moto i pali di legno facevano funzionare il telaio. |
Appena ci paràu, chistu capìu tutti cosi e dopu ca pigghiàu na iaddina ndo so puddaru, si fici puttàri davanti a lu Re. |
Pensare che dietro i pali mobili ci fosse un tessitore mise a suo agio il ministro. Pensava che questa persona potesse essere in grado di risolvere l’enigma, o almeno di mettere i ministri sulla strada giusta. Quindi, senza ulteriori indugi, il ministro ha raccontato la storia del cerchio, ha concluso spiegando ‘Vieni subito con me. Il sole è basso nei cieli e non c’è tempo da perdere. “ |
Na vota ca ièra docu, misi a iaddina nterra e du chistianu, pigghiau na manciata ri semi, e i lanciàu nterra, a iaddina si cala tutti pari! |
Il tessitore rimase a riflettere per un momento e poi si avvicinò a una finestra, fuori dalla quale c’era un pollaio con due nocche accanto. Li raccolse e, presa la gallina dal pollaio, se la infilò sotto il braccio. |
U Re, quindi, ci spiàu comu c’arriniscìu e chi vuleva riri, u sartu allura spiegò:”L’imperaturi non dichiarerà verra, picchì sapi ca uni re nostri omini po distruggeri na schiera ri chiddi sò”. |
“Sono pronto”, rispose, rivolgendosi al ministro. |
Tuttu cuntentu lu Re, dissi a stu sartu ca na premialità u spittava, e chistu ci espiar na fattoria pi so figlia, e prima di lassari lu Re, ci rissi ca macari i sarti ponu ièssiri spetti. |
Nella sala, il re era ancora seduto sul suo trono e l’inviato sul suo posto. Fece segno al ministro di restare dov’era, il tessitore si avvicinò all’inviato e pose le nocche sul pavimento accanto a lui. In risposta, l’inviato si tolse di tasca una manciata di semi di miglio e lo sparpagliò; su cui il tessitore depose la gallina, che la mangiò in un attimo. A quel punto l’inviato si alzò senza una parola e se ne andò. |
(una fiaba armena da “Contes Armeniens” di Frédéric Macler(1905) via “The Olive fairy book” scritto da Andrew Lang(1907), con semplificazioni) |
Non appena ebbe lasciato la sala, il re fece un cenno al tessitore. |
Tradotto in siciliano da William Sinatra. |
‘Sembra che tu solo tu abbia indovinato l’enigma’, disse, ‘e grande sarà la tua ricompensa. Ma per favore dimmi, cosa significa tutto questo? ‘ |
“Il significato, o re,” rispose il tessitore, “è questo: il cerchio disegnato dall’inviato attorno al tuo trono è il messaggio dell’imperatore e significa:” Se mando un esercito e circondando la tua capitale, le tue braccia?” Le ossa delle nocche che gli ho posto davanti gli hanno detto: “Non siete che bambini in confronto a noi. Giocattoli come questi sono gli unici giocattoli per cui sei adatto. “ Il grano che sparse era un emblema del numero di soldati che il suo padrone può portare in campo; ma dalla gallina che ha mangiato il seme ha capito che uno dei nostri uomini poteva distruggere una loro schiera. “ |
|
“Non credo”, ha aggiunto, “che l’imperatore dichiarerà guerra”. |
|
‘Hai salvato me e il mio onore’, gridò il re, ‘e la ricchezza e la gloria saranno accumulate su di te. Dai un nome alla tua ricompensa e la riceverai, anche se è la metà del mio regno. “ |
|
“Una piccola fattoria fuori dalle porte della città, per mia figlia, è tutto quello che chiedo”, rispose il tessitore, ed era tutto ciò che avrebbe accettato. ‘Non c’è nient’altro?’, Chiese il re. “Solo, o re,” disse mentre si allontanava, “che ti prego di ricordare che anche i tessitori hanno un valore per uno stato e che a volte sono più intelligenti persino dei ministri!” |
|
(una fiaba armena da “Contes Armeniens” di Frédéric Macler(1905) via “The Olive fairy book” scritto da Andrew Lang(1907), con semplificazioni) |
|
Tradotto in siciliano da William Sinatra. |
|