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Tellus Tales

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La Piccola Gallina Rossa

A Iaddinedda Russa

Una gallina rossa viveva in un’aia. Passava quasi tutto il suo tempo a passeggiare per l’aia, beccando ovunque in cerca di vermi.

Na iaddina russa viveva ni npuddaru. E si ni stava sempri a puzzuliari a tutti i banni, p’attruvari quacchi vemmi, picchì c’ava Dari a manciari e so figghi.

Amava moltissimo i vermi grassi e deliziosi e sapeva che erano assolutamente necessari per la salute dei suoi figli. Ogni volta che trovava un verme, diceva “Chuck-chuck-chuck!” ai suoi pulcini.

Ndo curtigghiu, ci stavunu macari nu iattura, nsuggi e nporcu, ca nun vulevunu fari nenti…

Quando si erano radunati intorno a lei, distribuiva bocconcini scelti da lei. Era un essere indaffarato!

Nu Iornu, attruvau nsemi, ca ci pareva nvermu, ma appena capì ca eranu semi ri grano, u vuleva chiantàri pi fallu crisciri, picchì vuleva fari bellu pani.

Un gatto era solito sonnecchiare pigramente sulla porta della stalla, senza nemmeno preoccuparsi di spaventare il topo che correva qua e là a suo piacimento. E riguardo il maiale che viveva nel porcile, a lui non importava cosa succedeva finché poteva mangiare e ingrassare.

Allura ci spiàu all’autri su u chiantavunu, ma Chisti ci rissiru “NO!”
E quindi a iaddinedda l’appi fari pi cuntu sò.

Un giorno la piccola gallina rossa trovò un seme. Era un seme di grano, ma la gallina rossa era così abituata a insetti e vermi che pensava che fosse un tipo di carne nuovo e forse molto delizioso. Lo morse delicatamente e scoprì che non somigliava affatto a un verme per quanto riguarda il sapore, sebbene, poiché era lungo e snello, una piccola gallina rossa poteva facilmente essere ingannata dal suo aspetto.

Ndo frattempu, pinsava ai so figghi, e u granu crisceva…

Portandolo in giro, fece molte domande su cosa potesse essere. Ha scoperto che era un seme di grano e che, se piantato, sarebbe cresciuto e una volta maturo avrebbe potuto essere trasformato in farina e poi in pane.

Quand, s’ava tagghiari stu granu, ci spiàu all’autri su u tagghiavunu, ma Chisti ci rissiru “NO!”
E quindi a iaddinedda l’appi fari pi cuntu sò

Quando lo ha scoperto, ha capito che doveva essere piantato. Era così impegnata a cacciare il cibo per sé e per la sua famiglia che, naturalmente, pensò di non dover perdere tempo per piantarlo.

Tagghiau tuttu u granu e poi pinsau ai so figghi…era troppu stanca…

Così pensò al maiale, sul quale il tempo doveva pendere pesantemente e al gatto che non aveva niente a che fare, e al grosso e grasso Ratto con le sue ore di ozio, e gridò ad alta voce:

Ma u granu s’ava travagghiari, perciò ci spiau a di sfacinnati…su u travagghiavunu…ma Chisti ci rissiru “NO!”
E quindi a iaddinedda l’appi fari pi cuntu sò.

“Chi pianterà il seme?”

Ava pinsari macari e so figghi però, ma sapeva ca u grano s’ava puttari a macinari ndo mulino.

Ma il maiale disse: “Non io”,
e il gatto disse: “Non io”,
e il topo disse: “Non io”.

Quindi ci spiàu all’auttri su u putevunu fari, ma Chisti ci rissiru “NO!”
E quindi a iaddinedda l’appi fari pi cuntu sò

“Bene, allora,” disse la Gallina Rossa, “lo farò.”
E lo ha fatto.

Pigghiau u saccu di grano e su puttau fino o mulino, turnannu cu nsaccu ri farina frisca.

Poi continuò con i suoi doveri quotidiani durante le lunghe giornate estive, grattando i vermi e nutrendo i suoi pulcini, mentre il maiale ingrassava e il gatto ingrassava, il topo ingrassava e il frumento cresceva alto e pronto per il raccolto.

Era troppu stanca e si vuleva arripusari, ma I so figghi vulevunu ri manciari…

Così un giorno la Gallina Rossa notò per caso quanto fosse grande il Grano del seme che piantò, così corse qua e là chiamando vivacemente: “Chi taglierà il Frumento?”

E poi…a farina s’ava fari pani…allura, ci spiau a di sfacinnati e…Chisti ci rissiru “NO!”
E quindi a iaddinedda l’appi fari pi cuntu sò…

Il Maiale disse: “Non io”,
il Gatto disse, “Non io”,
e il Ratto disse: “Non io”.

Nun sapeva come fari stu pani…ma aveva na ricetta bella bella, ca si liggìu passu passu, allura accuminciau a fari stu pani e nuddu ci crireva!

“Bene, allora,” disse la Gallina Rossa, “lo farò.”
E lo fece.

Ma appena si stava cucinannu, stu pani sbummichiàu bellu ciàuru, ca ci chiacìu a tutti pari.

Prese la falce tra gli attrezzi dell’agricoltore nella stalla e procedette a tagliare la grande pianta di grano.

Macari a iaddinedda era troppu cuntenta, e appena u nisciu ro funnu…tutti pari u vulevunu.

A terra c’era il grano ben tagliato, pronto per essere raccolto e trebbiato, ma i pulcini più giovani e gialli della signora Hen urlavano un “peep-peep-peeping” in modo vigoroso, lamentandosi dell mondo in generale , ma soprattutto della madre, che li stava trascurando.

Ma quannu di sfacinnati ci spianu pi manciari, iddi ci rissi “NO!”
E quindi a iaddinedda su manciau pi cuntu sò!

Povera gallina rossa! Si sentiva abbastanza stanca e sapeva a malapena a chi rivolgersi.


(Una fiaba Americana, raccolta da Mary Mapes Dodge nel St. Nicholas Magazine del 1874. Illustrato da Florence White Williams)

La sua vita era molto divisa tra il suo dovere verso i figli e il suo dovere verso il grano, di cui si sentiva responsabile.

Tradotto in siciliano da William Sinatra.

Quindi, ancora una volta, con un tono molto speranzoso, gridò: “Chi trebbierà il grano?”

Ma il maiale, con un grugnito, disse: “Non io”,
e il gatto, con un miagolio, disse: “Non io”,
e il Ratto, con uno squittio, disse: “Non io”.

Così la Gallina Rossa, con aria, bisogna ammetterlo, piuttosto scoraggiata, disse: “Bene, allora lo farò”.
E lo fece.

Naturalmente, doveva prima nutrire i suoi bambini, però, e quando li mise a dormire tutti per il sonnellino pomeridiano, uscì e trebbiò il grano. Poi ha gridato: “Chi porterà il grano al mulino per macinarlo?”

Voltando le spalle, il Maiale disse: “Non io”, e il Gatto disse: “Non io”, e il Ratto disse: “Non io”. Quindi la brava gallina rossa non poteva fare altro che dire: “Allora lo farò”.
E lo fece.

Prendendo il sacco di grano, si diresse verso il lontano mulino. Lì convertì il grano macinato in una bella farina bianca. Quando il mugnaio le portò la farina, lei tornò lentamente fino alla sua aia.

Riuscì persino, nonostante il suo carico, a catturare qualche bel verme succoso per portarlo a casa dai suoi bambini. Quelle vispe palline piumose erano così felici di vedere la loro madre, che per la prima volta l’hanno davvero apprezzata.

Dopo la giornata davvero faticosa, la signora Hen si ritirò nel suo sonno prima del solito, anzi, prima che i colori salissero nel cielo per annunciare il tramonto del sole, la sua solita ora per addormentarsi.

Avrebbe voluto dormire fino tardi la mattina, ma i suoi pulcini, unendosi al coro mattutino del pollaio, scacciarono ogni speranza di riposo.

Anche quando, assonnata, socchiudeva un occhio, le venne in mente che il grano oggi doveva, in qualche modo, essere trasformato in pane.

Non aveva sapeva fare il pane, anche se, ovviamente, chiunque può farlo se segue con cura la ricetta, e sapeva benissimo che poteva farlo se necessario.

Quindi, dopo che i suoi figli furono nutriti e rifocillati per la giornata, cercò il maiale, il gatto e il topo.

Ancora fiduciosa che un giorno l’avrebbero aiutata sicuramente, disse: “Chi farà il pane?”

Ahimè per la gallina rossa! Ancora una volta le sue speranze furono deluse! Perché il maiale disse: “Non io”, il gatto disse:”Non io” e il topo disse: “Non io”.

Così la Gallina Rossa disse ancora una volta: “Allora lo farò io” e lo fece.

Sapendo che avrebbe dovuto fare sempre tutto da sola, andò ad indossare un grembiule pulito e un berretto da cuoco immacolato. Prima di tutto impastò la pasta, come da manuale. Quando fu il momento tirò fuori la teglia, modellò il pane, lo divise in pagnotte e le mise in forno a cuocere. Per tutto il tempo il Gatto se ne stava pigramente accanto, ridendo e ridacchiando.

E nei paraggi il vanitoso ratto si vantava ed ammirava.

In lontananza si poteva udire il maiale che russava.

Finalmente arrivò il grande momento. Un delizioso odore aleggiava nella brezza autunnale. Ovunque i cittadini dell’aia annusavano l’aria con gioia.

La gallina rossa avanzò lentamente verso la fonte di quell’odorino.

Sebbene apparisse perfettamente calma, in realtà anche lei, riusciva con difficoltà a frenare l’impulso di ballare e cantare, per aver fatto questo meraviglioso pane.

Non c’è da stupirsi che fosse la persona più eccitata dell’aia!

Non sapeva se il pane sarebbe stato buono da mangiare, ma - gioia delle gioie! - quando le deliziose pagnotte brune uscirono dal forno, risultarono cotte alla perfezione.

Poi, probabilmente perché prese l’abitudine, la Gallina Rossa gridò: “Chi mangerà il Pane?”

Tutti gli animali nell’aia stavano guardando avidamente i pane nell’attesa e il Maiale disse: “Io”, il Gatto disse, “Io”, il Ratto disse, “Io”.

Ma la piccola gallina rossa disse,
“No, non lo farete. Lo farò io.”
E lo fece!


(Una fiaba Americana, raccolta da Mary Mapes Dodge nel St. Nicholas Magazine del 1874. Illustrato da Florence White Williams)

Tradotto in italiano da William Sinatra.